Keiko Nagita e Frances H. Burnett a confronto
Come avevo già accennato nei post precedenti, la storia di Candy nasce da
notevoli ispirazioni di altri romanzi che fanno parte della cultura letteraria
di Nagita. Il modello letterario di riferimento è soprattutto quello di Papà Gambalunga ma troviamo tantissimi richiami dalla Piccola Principessa di Frances
Hodgson Burnett, al Giardino segreto, agli Otto cugini di Alcott (che sto
leggendo).
Voglio soffermarmi sulla storia del La Piccola Principessa, soprattutto sulla
nascita del romanzo e sulla capacità narrativa e di forte immaginazione che
caratterizzano entrambe le autrici Nagita e Burnett.
Nagita sicuramente conosce la biografia della Burnett e come sin da piccola
avesse una spiccata fantasia e amore per le bambole da cui nasce la sua abilità
di trasformare la realtà con l’immaginazione.
Questa caratteristica Nagita la eredita e la fa sua sia dalla J.WEBSTER ma
anche dalla F.H. BURNETT.
In Sara Crewe l’autrice racconta se stessa: la sua storia nella storia di Sara. Come Sara resta orfana, come il suo personaggio mostra uno spiccato amore per la lettura sin da piccola e la storytelling che per magia le permette di trasformare il mondo reale ,grazie anche al fascino delle bambole che ama molto e diventano il mezzo con il quale si immergere nel suo mondo fantastico.
Nagita non ha una bambola, ma crea una sorella immaginaria Nana che poi
diventerà Candy e un fratello immaginario che poi diventerà Albert del clan
Ardlay. Questo mondo immaginario la salverà e la guarirà dal dolore della
perdita del padre prima e della madre dopo, e sarà la chiave del suo successo
letterario con il manga di Candy.
Lo stesso farà Judy cercherà di non far conoscere alle sue compagne di stanza
all'università le sue umili condizioni di orfana, il pregiudizio la segnerà
molto, e l’immaginazione di una vita diversa la salva dallo sconforto.
Come potete notare esiste una fusione tra autori, personaggi e opere
letterarie nella vita di Keiko Nagita.
Vi mostro queste analogie pubblicando l'introduzione che fa la stessa
autrice Burnett alla sua opera La piccola Principessa e alcune parti delle
lettere a Judy che fanno parte della prefazione al romanzo Papà Gambalunga in
lingua spagnola che Nagita ha regalato alla casa editrice ARECHI Manga.
TUTTA LA STORIA Di Frances Hodgson Burnett
Credo che molti non sappiano quanto
si celi dietro una storia, quante parti non ne siano state raccontate, quanto
di più sia accaduto rispetto a quello che leggono nel libro che tengono tra le
mani e in cui si immergono. Le storie sono un po’ come le lettere. Dopo aver
scritto una lettera, quante volte si pensa: “Ah, perché non ho detto questa
cosa?”
Scrivendo un libro, si racconta ciò
che si ricorda in quel momento, e se si dovesse narrare tutto quello che è
davvero successo, non si arriverebbe mai alla fine. Fra le righe di una storia
c’è sempre un’altra storia, che non è mai stata ascoltata e può essere
indovinata da chi ha abbastanza intuito per farlo. La persona che scrive potrà
anche non saperne mai niente, ma a volte lo sa, e vorrebbe poter ricominciare
da capo.
Quando scrissi la storia di Sara
Crewe, immaginavo che da Miss Minchin fosse avvenuto molto di più di quello che
ero riuscita a scoprire. Naturalmente, ero consapevole che dovevano esserci
stati capitoli densi di eventi, e quando trassi dal libro un’opera teatrale,
che intitolai la Piccola Principessa, ne vennero fuori tre atti pieni di
avvenimenti. Più di tutto, mi interessò venire a sapere che nel collegio
c’erano ragazzine ch non avevo mai sentito nominare. C’era Lottie un tipino
divertente; c’era una sguattera affamata, che adorava Sara;Ermengarda che era
molto più piacevole di quanto fosse parsa sulle prime;nella soffitta accadevano
fatti cui nel libro non si facevano cenno, e un certo Melchisedec era un
carinissimo amico di Sara e avrebbe fatto parte del racconto, se solo fosse
comparso per tempo. Lui, Becky e Lottie vivevano da Miss Minchin , e proprio
non capisco come mai non si siano fatti vivi con me da subito. Erano reali
quanto Sara, ma non si erano presi la briga di uscire dalle ombre della storia
per dirmi :<<Eccomi, parla di me>>Eppure è endata così, ed è colpa
loro, non mia.(…)
Quando il musical de “La Piccola
Principessa” andò in scena a New York, attirando tanti bambini, i miei editori
mi chiesero d rscrivere la storia di Sara con tutti gli episodi e i personaggi
che erano rimasti fuori, e io acconsentii. Una volta cominciato, mi resi conto
che c’erano pagine e pagine di vicende che non avevano trovato posto neppure
nel musical, perciò in questa versione ho inserito tutto quello che sono
riuscita a scoprire.
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Vita, immaginazione e potere terapeutico della scrittura e della fantasia
si intrecciano fortemente nella vita di Nagita come in quella della Burnett.
Sottolinea, come la Burnett, che una storia è come una lettera…e non sempre
tutto viene raccontato ma sta al lettore nella sua immaginazine intuire le
parti mancanti di un racconto seguendo a traccia data dallo scrittore.
Nagita avrebbe voluto conoscere di più della storia d’amore tra Jervis e
Judy ma proprio la magia del racconto epistolare a rendere preziosa e immortale
questa storia d’amore perché sarà il lettore ad immaginare cosa succederà dopo.
La stessa Nagita ricorre nella stesura di Candy a questa tecnica di
scrittura (quella epistolare) e sceglie proprio di non nominare l’amato di
Candy proprio per lasciare un alone di mistero e magia ma al contempo si svela
per il potere dell’immaginazione del lettore.
Dirà nella sua postfazione: ”Rivelare con chiarezza l’identità di questo
<< Lui>> richiederebbe la stesura di una lunghissima storia, cosa
che non si realizzerà mai. Questo DETTAGLIO resterà un segreto e vorrei che
poteste gustarlo a pieno nel mondo della vostra fantasia. "
Per questo motivo nella stesura definitiva aggiunge, grazie alla narrazione
epistolare, dettagli alla sua storia, quale la morte di Susanna e la lettera di
Terence per dare la possibilità al lettore di intuire seguendo la logica
narrativa con la propria fantasia, chi sceglie Candy alla fine del suo percorso
: Terence o Albert.
La magia della corrispondenza epistolare tra Candy e Albert svela al
lettore la scelta di Candy e permette di immaginare l’epilogo finale senza che
l’autrice lo sveli chiraramente.
Ecco cosa racconta keiko Nagita:
Dalla PREFAZIONE a Papà Gambalunga di KEIKO NAGITA nell’edizione spagnola
Carissima Judy,
Mi scusi se ho l’audacia di
scriverle senza un preavviso. Forse non avrei dovuto prendermi la libertà di
chiamarla Judy, ma le confesso che ai miei occhi lei è una cara amica che
conosco dall’infanzia. Mi chiamo Keiko Nagita e mi rivolgo a lei dal lontano Giappone.
Posso a mala pena credere che mi
abbiano chiesto di redigere la prefazione per l’edizione spagnola della sua
opera Papà Gambalunga! È un miracolo! La notizia mi ha talmente commossa che
ancora non ho recuperato la calma. Anche se lei non lo sa, l’ho conosciuta
quando avevo dieci anni. Mi colpì così profondamente che per un periodo
utilizzai il suo nome, Judy, per le etichette che cucivo in tutti i miei
vestiti. Ricordo che chiesi anche che mi fosse confezionato un vestito di
cotone a quadretti rossi: il romanzo non specificava il colore, però per me
quello rappresentava l’uniforme dell’orfanotrofio John Grier. Non se la prenda,
la prego, sono consapevole che a lei non è mai mai piaciuto quell’indumento e
che non conserva dei bei ricordi di quel luogo.(…)
Al compimento dei ventuno anni mi
ritrovai nella sua stessa situazione. Mio padre morì quando io avevo appena
undici anni, mia madre lo segui dieci anni dopo e non avevo fratelli. Oh, le
chiedo di perdonarmi. Non volevo paragonare la mia storia con la sua. Io avevo
goduto sino ad allora dell’affetto di una madre e di un padre che erano rimasti
al mio fianco. Ero oramai adulta quando rimasi sola al mondo, il ché fa una
gran differenza con il fatto di essere una bambina orfana. Ciò nonostante
oserei dire che ho sperimentato la sua stessa sensazione di solitudine e
impotenza nel deserto della perdita. Fu allora quando compresi che anche io ero
diventata come lei che quel pensiero mi illuminò come un raggio di luce che
disegnò un sorriso sul mio viso. Lì stavano: l’immaginazione è l’umorismo, due
compagni che da allora ho fatto in modo di tenere accanto a me. Ignoravo ciò
che la vita mi avrebbe messo davanti, così come le meraviglie (e le persone
meravigliose) che avrei incontrato nel mio cammino. La speranza per il mio
futuro aveva iniziato a sbocciare nuovamente. Dopo tanto scrivere, e pensare
che ora inizio a sentire la vergogna per le mie confessioni!, se me lo permette
chiuderei qui questa lettera. Le chiedo il permesso di poterle scrivere ancora.
Colgo l’occasione per testimoniarle
tutto il mio profondo rispetto (come era solito dirsi un tempo).
Un affettuoso saluto,
Keiko Nagita
Seconda lettera
Carissima Judy,
Il cielo si è annuvolato al calar
della notte. Mi ha trovata leggendo Papà Gambalunga accompagnata dal ticchettio
della pioggia quando ho sentito l’impetuoso desiderio di tornare a scriverle.
Mia preziosissima amica, le sue lettere sono piene di calore e riecheggiano
nelle mie orecchie come una deliziosa melodia. Sono convinta che anche il suo
benefattore si sentiva trasportato dal dolce suono di ognuna delle sue missive.
Anche se in principio le chiedeva solamente una lettera al mese, per tenersi
informato sui suoi progressi e sulle sue attività quotidiane, quelle lettere
sotto la sua penna si sono tramutate nel diario che ha raccolto tutte le sue
esperienze. Nonostante le molte volte in cui lo ha supplicato, Papà Gambalunga
non le ha mai scritto. Come può qualcuno resistere nel rispondere a parole così
incantevoli? Ricordo che questa riflessione era solita provocarmi una profonda
irritazione quando ero più giovane. Ho sempre creduto che le lettere fossero
avvolte dalla loro stessa magia. Anche se non ha mai incontrato il suo
destinatario, lo ha trasformato comunque in qualcuno di molto importante e
vicino. Adoro scriverle e adoro riceverle, e ogni qualvolta trovo una busta con
l’ indirizzo scritto a mano nella cassetta delle lettere, il mio cuore salta
dalla gioia nel mio petto. Allo stesso suo modo, anche io le ho utilizzate per
raccontare una storia. È così che scrissi il romanzo epistolare che servì come
base per il manga di Candy Candy (con i disegni della signorina Yumiko
Igarashi) e del quale sarei lieta di parlarle. Il romanzo descrive la vita di
Candy, una bambina abbandonata in un orfanotrofio gestito dalle amorevoli Miss
Pony e Suor Lane. Non può immaginare in che misura lei abbia influito in questa
opera! Candy si sente grata verso i suoi genitori per averle trovato una casa
così accogliente, sino a quando nonostante ancora molto giovane viene accolta
da una ricca famiglia con lo scopo di farla diventare la dama di compagnia
della signorina della casa. Pur vedendosi declassata al ruolo di domestica Candy
non si dà per vinta. Attraverso varie avventure e disavventure, viene
finalmente adottata da un importante signore che mai ha avuto occasione di
incontrare. Immagino che la similitudine salti agli occhi. È certo che che il
destino ha riservato a Candy un percorso più difficile, però ad un certo punto
lei stessa prende la decisione di percorrerlo. Ho sempre pensato che avrebbe
potuto mantenere una vita più tranquilla se si fosse limitata ad approfittare
della situazione in cui il destino l’aveva messa; nonostante ciò, il suo
orgoglio di orfana le impediva di accettarlo. Nonostante ringrazi di cuore
l’aiuto che le era stato offerto, decide di farsi strada con i suoi mezzi. In
questo è uguale a lei, che sempre si è mantenuta ferma nell’intento di non approfittarsi
troppo delle buone intenzioni del suo benefattore. Lei gli ha scritto senza
stancarsi per un periodo di cinque anni, tempo in cui ha conosciuto il signor
Jervis e vi siete innamorati. Mi sarebbe piaciuto conoscere più dettagli in
proposito; ma le sue lettere sono state sempre molto discrete in merito, quindi
la mia immaginazione ha dovuto inventare questa relazione dalle poche
informazioni che ci ha fornito. Lui era di quattordici anni maggiore di lei;
tuttavia, in alcune occasioni lo descrive come se fosse un ragazzo della sua
stessa età. Come ha confessato a Papà Gambalunga, amava il signor Jervis con
tutto il cuore, ma ha comunque respinto la sua proposta di matrimonio. Mi
permetta di ricordarle ciò che scrisse nelle sue lettere:
“Non mi pareva giusto che una
persona senza un passato familiare come me entrasse, con il matrimonio, in una
famiglia altolocata come la sua. Non gli ho mai detto dell’orfanotrofio e odio
dovergli spiegare che non so chi sono. “
(…)
Non può immaginare quanto mi senta
felice di averle scritto poiché mi ha dato l’opportunità di esprimere i miei
ringraziamenti sia a lei che alla signorina Webster. Sono anche traboccante di
gratitudine verso tutte quelle persone che hanno reso possibile questo momento.
Se avessi le ali, volerei con loro fino in Spagna!
Le sono molto grata per essersi
presa il disturbo di leggere le mie lettere, che sono così lunghe e nelle quali
probabilmente mi sono presa troppa confidenza. Le confesso che oggi non
riuscirò a dormire.
Mi congedo da lei in questa notte di
pioggia, con tutto l’affetto e tutta la gratitudine che sono capace di
contenere nel mio petto.
Keiko Nagita
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La bambola Priscilla è chiamata così nell'anime giapponese, ma nel romanzo si chiama Emily.
edizione italiana Einaudi
Papà Piernas Largas di Jean Webster romanzo
edizione spagnola Arechi Manga