La vita è un racconto

mercoledì 19 ottobre 2022

PREFAZIONE DI KEIKO NAGITA A PAPA' PIERNAS LARGAS edizione spagnola



Jerusha Abbott,
Mi perdoni, permetta che ricominci.
Carissima Judy,
Mi scusi se ho l’audacia di scriverle senza un preavviso. Forse non avrei dovuto prendermi la libertà di chiamarla Judy, ma le confesso che ai miei occhi lei è una cara amica che conosco dall’infanzia. Mi chiamo Keiko Nagita e mi rivolgo a lei dal lontano Giappone. Ho scritto il mio primo romanzo per giovani lettrici all’età di diciannove anni: da allora, è passato mezzo secolo e ancora mi sembra un sogno che abbia potuto dedicarmi ininterrottamente a questa professione. Nonostante la mia lunga carriera, mi permetta di dirle che ci sono sempre sorprese per le quali non si è preparati. Posso a mala pena credere che mi abbiano chiesto di redigere la prefazione per l’edizione spagnola della sua opera Papà Gambalunga! È un miracolo! La notizia mi ha talmente commossa che ancora non ho recuperato la calma. Anche se lei non lo sa, l’ho conosciuta quando avevo dieci anni. Mi colpì così profondamente che per un periodo utilizzai il suo nome, Judy, per le etichette che cucivo in tutti i miei vestiti. Ricordo che chiesi anche che mi fosse confezionato un vestito di cotone a quadretti rossi: il romanzo non specificava il colore, però per me quello rappresentava l’uniforme dell’orfanotrofio John Grier. Non se la prenda, la prego, sono consapevole che a lei non è mai mai piaciuto quell’indumento e che non conserva dei bei ricordi di quel luogo. Nonostante ciò è anche vero che era vestita così quando ha attratto l’attenzione di Papà Gambalunga, che vide in lei una bambina adorabile che prediligeva quell’abito. Sono propensa a credere che il suo talento letterario non era l’unico a incoraggiare il gentiluomo a pagarle gli studi e mantenerla economicamente sino alla conclusione della sua carriera universitaria. Di fatto sospetto che l’impegno del suo benefattore affinché lei diventasse una scrittrice fosse soprattutto una scusa per ricevere le sue lettere. Sono sicura che in ogni momento percepì che c’era in lei qualcosa di speciale. Non le sembra sorprendente che qualcosa di simile sia successo anche a lei quando rimase affascinata solo dal vedere la lunga ombra delle sue gambe? Il destino vi aveva uniti senza che ve ne foste accorti, però questo non impedì che la polvere d’oro che aveva sparso intorno svolazzasse come fiocchi di neve. Al compimento dei ventuno anni mi ritrovai nella sua stessa situazione. Mio padre morì quando io avevo appena undici anni, mia madre lo segui dieci anni dopo e non avevo fratelli. Oh, le chiedo di perdonarmi. Non volevo paragonare la mia storia con la sua. Io avevo goduto sino ad allora dell’affetto di una madre e di un padre che erano rimasti al mio fianco. Ero oramai adulta quando rimasi sola al mondo, il ché fa una gran differenza con il fatto di essere una bambina orfana. Ciò nonostante oserei dire che ho sperimentato la sua stessa sensazione di solitudine e impotenza nel deserto della perdita. Fu allora quando compresi che anche io ero diventata come lei che quel pensiero mi illuminò come un raggio di luce che disegnò un sorriso sul mio viso. Lì stavano: l’immaginazione è l’umorismo, due compagni che da allora ho fatto in modo di tenere accanto a me. Ignoravo ciò che la vita mi avrebbe messo davanti, così come le meraviglie (e le persone meravigliose) che avrei incontrato nel mio cammino. La speranza per il mio futuro aveva iniziato a sbocciare nuovamente. Dopo tanto scrivere, e pensare che ora inizio a sentire la vergogna per le mie confessioni!, se me lo permette chiuderei qui questa lettera. Le chiedo il permesso di poterle scrivere ancora.
Colgo l’occasione per testimoniarle tutto il mio profondo rispetto (come era solito dirsi un tempo).
Un affettuoso saluto,
Keiko Nagita
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Seconda lettera
Carissima Judy,
Il cielo si è annuvolato al calar della notte. Mi ha trovata leggendo Papà Gambalunga accompagnata dal ticchettio della pioggia quando ho sentito l’impetuoso desiderio di tornare a scriverle. Mia preziosissima amica, le sue lettere sono piene di calore e riecheggiano nelle mie orecchie come una deliziosa melodia. Sono convinta che anche il suo benefattore si sentiva trasportato dal dolce suono di ognuna delle sue missive. Anche se in principio le chiedeva solamente una lettera al mese, per tenersi informato sui suoi progressi e sulle sue attività quotidiane, quelle lettere sotto la sua penna si sono tramutate nel diario che ha raccolto tutte le sue esperienze. Nonostante le molte volte in cui lo ha supplicato, Papà Gambalunga non le ha mai scritto. Come può qualcuno resistere nel rispondere a parole così incantevoli? Ricordo che questa riflessione era solita provocarmi una profonda irritazione quando ero più giovane. Ho sempre creduto che le lettere fossero avvolte dalla loro stessa magia. Anche se non ha mai incontrato il suo destinatario, lo ha trasformato comunque in qualcuno di molto importante e vicino. Adoro scriverle e adoro riceverle, e ogni qualvolta trovo una busta con l’ indirizzo scritto a mano nella cassetta delle lettere, il mio cuore salta dalla gioia nel mio petto. Allo stesso suo modo, anche io le ho utilizzate per raccontare una storia. È così che scrissi il romanzo epistolare che servì come base per il manga di Candy Candy (con i disegni della signorina Yumiko Igarashi) e del quale sarei lieta di parlarle. Il romanzo descrive la vita di Candy, una bambina abbandonata in un orfanotrofio gestito dalle amorevoli Miss Pony e Suor Lane. Non può immaginare in che misura lei abbia influito in questa opera! Candy si sente grata verso i suoi genitori per averle trovato una casa così accogliente, sino a quando nonostante ancora molto giovane viene accolta da una ricca famiglia con lo scopo di farla diventare la dama di compagnia della signorina della casa. Pur vedendosi declassata al ruolo di domestica Candy non si dà per vinta. Attraverso varie avventure e disavventure, viene finalmente adottata da un importante signore che mai ha avuto occasione di incontrare. Immagino che la similitudine salti agli occhi. È certo che che il destino ha riservato a Candy un percorso più difficile, però ad un certo punto lei stessa prende la decisione di percorrerlo. Ho sempre pensato che avrebbe potuto mantenere una vita più tranquilla se si fosse limitata ad approfittare della situazione in cui il destino l’aveva messa; nonostante ciò, il suo orgoglio di orfana le impediva di accettarlo. Nonostante ringrazi di cuore l’aiuto che le era stato offerto, decide di farsi strada con i suoi mezzi. In questo è uguale a lei, che sempre si è mantenuta ferma nell’intento di non approfittarsi troppo delle buone intenzioni del suo benefattore. Lei gli ha scritto senza stancarsi per un periodo di cinque anni, tempo in cui ha conosciuto il signor Jervis e vi siete innamorati. Mi sarebbe piaciuto conoscere più dettagli in proposito; ma le sue lettere sono state sempre molto discrete in merito, quindi la mia immaginazione ha dovuto inventare questa relazione dalle poche informazioni che ci ha fornito. Lui era di quattordici anni maggiore di lei; tuttavia, in alcune occasioni lo descrive come se fosse un ragazzo della sua stessa età. Come ha confessato a Papà Gambalunga, amava il signor Jervis con tutto il cuore, ma ha comunque respinto la sua proposta di matrimonio. Mi permetta di ricordarle ciò che scrisse nelle sue lettere:
“Non mi pareva giusto che una persona senza un passato familiare come me entrasse, con il matrimonio, in una famiglia altolocata come la sua. Non gli ho mai detto dell’orfanotrofio e odio dovergli spiegare che non so chi sono. “
Mia carissima Judy, quasi posso sentire la sua voce che cerca di trattenere le lacrime. Io non credo si vergognasse di essere un’orfana, ma sono stata testimone, con il cuore rimpicciolito dal dolore, del modo in cui una donna forte si sbriciola nello scoprire cos’è l’amore. La sicurezza svanisce, i dubbi riempiono il petto e la persona amata diventa l’unica al mondo. Onestamente penso che questa sia un’altra prova dei suoi profondi sentimenti. Anche la sua creatrice Jean Webster, ebbe una lunga e piena relazione con l’uomo che amava, che con il tempo diede i suoi frutti. Non riesco a pensare ad una ingiustizia più grande del fatto che la morte la prese il giorno dopo aver partorito, a soli trentanove anni. Se alla signorina Webster fosse stato concesso più tempo, chissà quante nuove avventure avremmo goduto grazie a lei. Comunque, la creatura che è nata da lei è, per la mia opinione, la storia d’amore più preziosa che sia giunta al mondo. È passato più di un secolo da quando la sua storia, Papà Gambalunga, ha visto la luce, e ora torna a disposizione dei lettori spagnoli. È vero che i tempi cambiano ma a sua volta molte cose rimangono immutabili . Le sue parole hanno esercitato una profonda influenza in una ragazza giapponese come me; per questo sono sicura che sarà lo stesso con i suoi lettori in lingua spagnola, che apprenderanno da lei a vivere a testa alta nonostante le circostanze, a dare valore alle piccole gioie e a godere del presente. Non può immaginare quanto mi senta felice di averle scritto poiché mi ha dato l’opportunità di esprimere i miei ringraziamenti sia a lei che alla signorina Webster. Sono anche traboccante di gratitudine verso tutte quelle persone che hanno reso possibile questo momento. Se avessi le ali, volerei con loro fino in Spagna!
Le sono molto grata per essersi presa il disturbo di leggere le mie lettere, che sono così lunghe e nelle quali probabilmente mi sono presa troppa confidenza. Le confesso che oggi non riuscirò a dormire.
Mi congedo da lei in questa notte di pioggia, con tutto l’affetto e tutta la gratitudine che sono capace di contenere nel mio petto.
Keiko Nagita


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